Il treno



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Sono un treno

Sono un treno. Una pancia d’acciaio che si lancia rumorosa sopra dei pattini immensi. Un tempo essere l’anima di un treno non era così facile, tra tutti quegli sbuffi, quel fumo nero nauseante e i sobbalzi. Oh, odio i sobbalzi! Ora, sono davvero silenzioso. Solo qualche suono immancabilmente mi fa ripensare alla mia vita precedente. Una vita anch’essa di metallo.

Una macchina da scrivere

Ero una macchina da scrivere, con tanti tasti orgogliosamente lucenti, scrutati da uomini baffuti. Ho visto lettere importanti, perfino libri. Uno lo ricordo bene, iniziava più o meno così:

In una radura, giusto dietro la foresta oggi nota come il bosco al contrario, fu stabilito un triste primato. Un primato di morte. Se siete stati tanto arditi da cercare questo libro e tanto sconsiderati da aprirlo, potrete finalmente scoprire cosa accadde quel 23 di luglio.

Si, ricordo bene quella data, il 23 di luglio. Non che io l’abbia mai aperto,il libro. Semplicemente ero l’inchiostro che per primo ha messo quelle parole su un foglio. La fredda macchina, i tasti sui quali dita grassocce passavano il tempo. Mi accarezzavano e toccandomi mi raccontavano il mondo, là fuori. Un po’ come fanno tutti quei chiacchiericci delle persone, ora che sono un treno.

La storia

Il Governatore, dovendo dare nuove risorse ai militari, decise di procurarsi questi mezzi in un modo alternativo. La guerra, oh la guerra! Ha sempre portato l’essere umano ad aguzzare l’ingegno.

Società senz’acqua hanno scoperto come procurarsela facendo scorrere fiumi di sangue, mentre altre hanno reso deserto il mondo da loro conquistato. È storia e nessuno ve la potrà raccontare meglio di una massa di scheletri di umani e cavalli accatastati insieme. Un abbraccio collettivo che solo la morte apparentemente sa creare.

Un’idea

Il Governatore H., non trovando alternative, decise dunque di escogitare qualcosa. Se c’è infatti un settore che non va mai in rovina durante la guerra, quello è il settore dei secondini delle carceri. E se c’è un secondino, ci deve per forza essere qualcuno recluso.

A volte si tratta di prigionieri di guerra, rei solo di essere cascati dalla parte dura del letto. Altre volte è il caso di ometti adatti a sopravvivere commettendo piccoli crimini, fino ad arrivare a chi è colpevole di omicidio o peggio ancora, tentato suicidio senza licenza. Ma torniamo a noi.

Il bosco era definito all’epoca semplicemente

Foresta di funghi

Per la peculiarità tutta particolare di produrre alberi dalle fronde rigogliose e rigonfie, proprio come dei funghi.

Acqua!

Dietro la foresta una pozza d’acqua era il segreto di questi arbusti così rigogliosi. Crescevano e crescevano, regalando ombra durante l’estate a tutti quegli animali che non amano vagare legati al guinzaglio. Quella pozza d’acqua non passò inosservata al Governatore, che pare abbia esclamato

Bene, se c’è dell’acqua ci sarà una fonte, una falda!

Scavate!

Diede incarico dunque a dieci prigionieri di scavare un pozzo. L’idea era semplicemente di poter avere acqua a sufficienza per il reggimento accampato poco lontano. È davvero difficile dare da bere a un esercito intero. Dopo tre giorni di scavi, il pozzo fu pronto. A tempo di record. Ma non è di questo che parlava il libro. E non era l’acqua il primo pensiero di H., il Governatore.

Record

Se si parlasse di un record di pozzi, quello sarebbe stato un manuale di geofisica, mentre si trattava di pura animisica.

Dunque, quando il pozzo fu finalmente terminato e la sua bocca alta tre metri, tutta di pietra, posta sulla sua bocca generosa, il Governatore svelò la sua intuizione.

Un preambolo

Immagine realizzata da Gabriele Manca, Dmq productions, per la storia Anime vive di Daniele Frau

Si parlava ormai da qualche anno degli studi sulle anime. Le ricerche del dottor K. avevano portato a risultati sorprendenti, ma nessuno aveva mai trovato il modo di estrarre un’anima. Il primo che ci fosse riuscito avrebbe sicuramente superato tutti gli altri nella disperata corsa al progresso.

Un piede nella storia

Così, affascinato dall’idea di intrufolarsi all’interno di un libro di storia, il Governatore chiese di portare una gabbietta con dentro un uccellino e agganciarla alla bocca del pozzo. La richiesta fu così stramba da attirare le più basse risposte da parte dei soldati

Ma guarda questo vecchio cosa vorrà combinare

Ha detto proprio che voleva un uccello, un uccello in gabbia?

E tutti giù a ridere

Non che il Governatore H. non sapesse di questi commenti, ne era pienamente cosciente. Sapeva anche che nessuno di quei poveracci aveva mai aperto un libro di animasofia o animisica, pertanto non potevano conoscere una frase, scritta di proprio pugno da K., durante la strage del Corno:

Oggi ho potuto appurare qualcosa di straordinario. Mentre mi apprestavo a pesare i corpi di circa 120 individui per calcolare esattamente il peso ordinario di un’anima, ho notato qualcosa. La scienza procede per tentativi ed errori, ma spesso è indubbio che la mano del fato sia ciò che è in grado di illuminare la mente di uno scienziato. In questo caso, la mia mente è stata illuminata da una gabbia e da un piccolo esemplare di canarino comune. (…)

Ho potuto vedere ad occhio nudo un’aura grigia fuoriuscire dal catasto di corpi posti nella penombra del Corno. La forma e il volume erano come di una piccola nuvoletta di fumo che esce da un camino. (…)

Si è precipitata verso la gabbietta del mio povero canarino, bloccando di colpo il suo bel canto. Per qualche istante il corpo è rimasto immobile, come in equilibrio, mentre quella nuvoletta gli girava vorticosamente intorno. Poi, come se avesse perso interesse, la nuvola grigia è volata via, lasciando dietro di sé un corpicino senza vita

Illuminazione

A parte il tono pedante con cui la vicenda fu descritta, fu come quell’anima era stata attirata da un comune volatile ad accendere, anzi per dirla come K., ad illuminare la mente del Governatore. Decise dunque di installare la gabbietta sopra il pozzo e chiese di buttarvici dentro uno dei prigionieri.

L’acqua è un bene prezioso

Non volendo sporcare l’acqua, molto più preziosa del prigioniero e della sua anima, ordinò che gli venisse legata una corda al collo. A nulla valsero le urla e le preghiere del prigioniero, un pover’uomo con l’unica colpa di esser cresciuto dalla parte del confine sbagliata. Fosse nato qualche metro più in là, sarebbe stato uno dei carnefici, in questo momento.

Silenzio

Dopo che l’uomo venne gettato nel pozzo, legato alla fune, ci fu silenzio. Immaginate cosa potevano mormorare i soldati chiamati a controllare la situazione, terrorizzati. Era un’estate torrida e si trovavano nel bel mezzo della radura. Erano passati ormai tre minuti, quando il cinguettio del canarino si fece più forte, concitato, quasi impaurito.

Ciiip Ciiip Ciiip Ciip Cip C

Di colpo il canto cessò e gli occhi attenti del Governatore poterono notare, come scrisse poi lui nelle sue memorie

Una piccola nuvola, come di vapore, color grigio scuro. Essa girava vorticosa intorno al corpo ormai senza vita del canarino. Allora era vero! Fu allora che decisi di intervenire.

E presa una spessa coperta, la buttò intorno alla gabbietta e la tirò giù dai cardini cui era fissata. Corse al Quartier Generale tenendo al gabbietta ancora tra le mani tremanti. Avrebbe aperto la coperta solo nel suo ufficio. Poteva essere solo una follia, ma era necessario fare un tentativo. E certo non aveva nessuna intenzione di rendersi ridicolo agli occhi dei soldati in caso di fallimento. Chiuse la porta e accese solo una piccola luce gialla sul suo tavolo da lavoro.

Chiusi la porta e accesa la luce del mio tavolo da lavoro, posai la coperta con la gabbia per terra. Potei sentire il piccolo corpo morto dell’uccellino ricadere su un lato. In quel momento avevo quasi perso le speranze. Mi dissi che ero solo un visionario, un matto, che mi ero immaginato tutto. Sapete quali nefandezze siamo in grado di dirci noi stessi. Siamo i nostri peggiori nemici. Eppure, dopo aver svelato la coperta, potei vederla chiaramente. Un’ombra grigia era rimasta intrappolata all’interno della gabbietta. Era quasi impercettibile, le ombre della stanza quasi la soverchiavano. Eppure potei vederla chiaramente. Nel giro di qualche secondo era già nell’aria, dove svanì sotto i miei occhi attoniti.

Il Pozzo

Tornato al pozzo, il Governatore decise di ripetere l’esperimento, ma su scala più larga. Venti prigionieri e venti piccoli uccellini vennero posizionati in una lugubre fila che arrivava al pozzo. Uno dopo l’altro cadevano impiccati dentro il pozzo e uno dopo l’altro le gabbie diventavano silenziose e una coperta vi veniva gettata sopra.

Il 23 di luglio

L’esperimento venne ripetuto poi con 1200 prigionieri. Era quello il famoso 23 luglio. Quel giorno fu la vera rivoluzione, da quel giorno intorno a quel pozzo venne creata la Prigione delle Anime.

Un testo così, come dimenticarlo?

E oggi, sopra la mia pancia di treno, siedono centinaia di uomini e donne. Tra questi, due uomini e una donna, che nulla o quasi sanno l’uno dell’altra, ma diretti verso lo stesso luogo. La donna non sa di essere seguita e non si agita più di tanto. Si muove tranquilla, controllando di tanto in tanto una tasca insanguinata.

I due uomini mormorano, qualche fila più indietro:

Ma come hai fatto a trovarla così in fretta?

Sono un cercatore di tracce, no?

Hmpf

Ho le mie fonti. Tranquillo, ormai prenderle l’anima sarà un gioco da ragazzi. La terrà sicuramente con sé, in qualche scatolina da donna

Hmpf

Ho come l’impressione che l’anima la stia guidando. Tu stesso mi hai detto di averla vista scappare dalla finestra, come se qualcuno l’avesse avvisata. Bene, se non si è ancora accorta di noi, vuol dire che siamo al sicuro ormai

Hmpf. E come faremo ad entrare?

Lascia fare a me. Useremo lei come esca

Hmpf

Credimi, andrà tutto per il meglio

Hmpf

La Foresta

Io sono solo un treno, ma i due uomini che confabulano non sembrano essere i migliori compagni di viaggio per questa donna. Ecco spuntare la foresta. Siamo al capolinea. Da qui in poi è vietato passare. Si può solo decidere di scendere e prendere un aereo leggero, sorvolare dall’alto la parte Ovest della foresta. Fuori, alla stazione, il solito dispiegamento dell’esercito controlla che non passi nessuno nella parte Est. Certo, un esercito a difesa di una foresta, che bellezza!

I tre scendono dal treno, si perdono tra la folla, ora sono parte della foresta di gambe e braccia che non ha confini. Né forma. Solo direzione.

E io, pancia a terra, mi tuffo sui miei pattini d’acciaio e sparisco. Dietro montagne, lontano da questi alberi, verso città di fumo e cemento. Dove vivono i treni.

La storia avrà pubblicazione a cadenza settimanale. Tutti i diritti sulla storia sono riservati da Flyingstories.org e nella persona di Daniele Frau.

Tutte le grafiche sono eseguite a mano e in stili misti dall’artista Gabriele Manca, DMQ productions, che detiene i diritti sulle opere.



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