La casa- museo degli schiavi

La casa- museo degli schiavi, isola di Gorèe

Essere schiavi significa essere nati senza diritti

Una piccola nota prima di iniziare. Useremo il termine schiavi o persone ridotte in schiavitù come termini interscambiabili. La casa che abbiamo visitato si chiama appunto la Casa degli schiavi e dunque useremo questo termine, ma sappiamo bene quanto dolorose siano le memorie legate a questa parola. Non useremo mai questo termine in un modo dispregiativo, mentre ci riferiremo agli schiavisti bianchi come sub umani e feccia. In questo caso si, lo faremo con tutto il disprezzo possibile. 

Fatta questa premessa, tenete presente che tutte le informazioni che useremo in questo post provengono dalla casa- museo degli schiavi di Gorèe e sono purtroppo vere.

The house of slaves, Gorèe island.
La casa- museo degli schiavi, isola di Gorèe.

1992

Iniziamo dunque con un fatto realmente avvenuto, nel 1992. Il Vicario di Cristo, anche detto il Papa, viene a Gorèe per dire una messa. Perché mai un uomo polacco di 72 anni decide di fare un viaggio così lungo per inginocchiarsi in una chiesetta di un'isola del Senegal?

Lo fece per chiedere perdono per le atrocità commesse proprio qui dai missionari cattolici. Non solo, li scomunicò.

Dunque, che cosa esattamente fece infuriare tanto Papa Giovanni Paolo II?

Mariama Ba , se fosse ancora viva, potrebbe spiegarcelo meglio. In un certo modo, vive ancora nei suoi libri e nella scuola per ragazze che sorge proprio qui sull'isola e che porta il suo nome.

1848

Facciamo un altro doveroso passo indietro. Siamo nel 1848, prima che le nazioni europee inizino le loro guerre di indipendenza e la schiavitù viene abolita ufficialmente in Senegal. Sembrra tanto tempo fa, no? Beh, se avete letto Armi, acciaio e malattie di J. Diamond, sapete già la risposta. Non troppo tempo fa, c'era un tempo nel quale alcuni esseri umani si sentivano per qualche ragione migliori di altri per via del colore della loro pelle. Per fare un esempio, la schiavitù è stata abolita in Arabia Saudita nel 1962 e in Mauritana solo nel 1981!

Torniamo dunque la 1992, a quella chiesetta. Si chiama chiesa di San Carlo Borromeo ed è connessa alla moschea attraverso una viuzza lunga circa 300 metri. Si trova una chiesa qui, perché i primi invasori portoghesi arrivarono nel XV secolo ed erano cattolici. Decisero di controllare non solo la terra, ma anche tutti gli esseri umani che ci abitavano. La schiavitù non era un concetto nuovo, ma loro lo portarono ad un altro livello. Come?

Il metodo più utilizzato era di andare di isola in isola e scambiare un cavallo per 30 esseri umani, oppure una barra di metallo (si, avete letto bene) di 60 cm per 5/6 umani. Più tardi gli spagnoli prima, gli inglesi e i francesi poi occuparono queste terre. Se avete fatto i calcoli, si tratta di quasi quattro secoli di schiavitù. Come riuscirono a controllare questo traffico lucroso e insensato?

Grazie alla regia neanche tanto nascosta dei preti con base sull'isola. Ecco perché il Papa volle venire proprio su quest'isola. I preti erano la chiave degli europei per controllare il Senegal.

Le case degli schiavi

Sono state costruite sull’isola nel corso del tempo 28 case per schiavi, senza contare le case non registrate. 

Quando entri una casa per schiavi come questa, hai delle emozioni contrastanti. Oggi sembra un posto tranquillo, nel quale puoi sentire solo il suono delle onde del mare e il vento. Davanti a me, c'è una scalianta che porta al piano superiore, dotato un bel balcone. 

Sotto si contano otto stanze, tutte senza finestre eccetto una. Ho pensato a prima vista che si trattasse di un luogo usato come deposito di materiali. Ho scoperto che quel pian terreno veniva chiamato inferno.

Il piano terra: l'inferno

Uomini ridotti in schiavitù

Le camere che credevo fossero destinate ad alimenti, erano il luogo di soggiorno per gli schiavi, figli di nessuno ammassati come carne da macello. La prima camera sulla sinistra era chiamata la camera del peso. In tempi di schiavitù, gli umani erano pesati come si peserebbero delle carote o del legno. Qui un umano doveva raggiungere 60kg per essere considerato vendibile. Certo, c'era spazio anche per i bambini, ma ne parleremo in seguito.

Quando questo esemplare di essere umano non aveva la compiacenza di raggiungere il peso prestabilito dalla feccia umana che lo avrebbe poi dovuto vendere, veniva rinchiuso per tre mesi in una stanza da ingrasso e nutrito a forza con olii vari e "black eyed pea" (fagiolo dall'occhio nero), da cui il nome della famosa band.

Se la bilancia segnava 61 kg, il passo successivo erano le due stanze successive. Tre metri per tre, senza finestre, per 15/20 esseri umani. Ho provato un senso di claustrofobia rimanendo all'interno della stanza con altre cinque persone, non oso immaginare l'idea di stare là dentro con altre 15 (e i senegalesi in genere non sono piccoli di statura).

Donne ridotte in schiavitù

Le vergini

Per le donne ridotte in schiavitù il destino era diverso, ma non certo meno difficile di quello degli uomini. Prima di tutto, cosa definisce una donna? In parte la sua età, in parte il primo ciclo, ma soprattutto la sua appetibilità dal punto di vista sessuale. Qui le donne venivano divise tra vergini e non vergini. Alle vergini veniva riservata la terza stanza a partire dalla porta di entrata. E' una stanza più grande e con una finestra (sul corridoio interno). Il perché di questa finestra non ha nulla di umano, se mai servisse una precisazione.

Ricordate quando vi ho detto del magnifico piano superiore con il balcone? Ovviamente, era riservato alla feccia schiavista. Qui organizzavano sovente delle grandi feste e il padrone di casa portava i suoi ospiti a pianterreno, attraverso un'uscita secondaria, che portava giusto dietro la stanza delle vergini ridotte in schiavitù. Da questa finestra che dava sul corridoio, gli ospiti potevano indicare la loro vittima. Non appena messi gli occhi sulla malcapitata, chiamavano la guardia perché la "preparasse". A volte queste ragazze erano fisicamente più prestanti dei loro flaccidi aguzzini e dovevano essere tenute ferme dalle guardie. Quando la notra guida ci ha raccontato questi fatti, ho quasi vomitato e mi sono sentito male per il resto del giorno.

Continua a leggere il prossimo articolo sulla casa- museo degli schiavi.

Non hai letto la parte precedente a proposito dell'isola di Gorèe? Leggi qui.

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