Come può un vino sapere di tempesta?

Un vino chiamato Airen

Simon dà uno sguardo in alto, alle nuvole che si riflettono nel suo bicchiere di latte di capra. Poi, una nuvola scura si stacca dalle altre e appare nel bicchiere, un riflesso come di una grossa mosca, intenta a nuotare in quel piccolo oceano di latte. Simon si ripara gli occhi dal riverbero del sole, per vedere meglio.


"Stasera si metterà a piovere."

Le foglie di vite, piccoli pentagoni naturali, fremono tutto intorno, come se lo avessero ascoltato. Il vento è la lingua delle foglie. Un metro e sessanta per sessant'anni di età, figlio di emigrati, Simon ha sangue siciliano nelle vene e qualcuno ha scelto di farlo nascere qui, nella Mancia.

Qui non ci sono mulini a vento da attaccare

Ha deciso di non attaccare i mulini a vento, ma questa terra generosa e povera d'acqua. La siccità, una mancanza d'acqua cronica, a volte dura fino a che vien quasi voglia di smarrirsi e fuggire. In tanti lo hanno fatto, è difficile resistere alla tentazione di vendere e seguire le nuvole cariche d'acqua, più a Nord. Lui è tra i pochi che ha deciso di restare, lasciando che la sua vita si sposasse con quella della sua terra.

"Aceto, è solo aceto."

Gli dicevano al paese tra gli sghignazzi. Però Simon non si è dato per vinto. Ha scoperto il valore dei libri, la forza di tutta quella conoscenza che da ragazzo gli sembrava inutile. Grazie a quei libri ha potuto dare alla luce qualcosa, ha fatto nascere un vino.


Il primo vino!

Oh, quello è un giorno che non dimenticherà mai. Il primo vino non piangeva, era giallognolo, trasparente, dall'aria innocente. Ma era vino! Sculacciò la bottiglia come avrebbe fatto se fosse stato un bimbo, versò il vino nel primo bicchiere che gli passò tra le mani, ci infilò il naso e perfino i capelli. Vino!

Airen

Airen, questo vino saprà di tempesta.

Airen, lo chiamano, questo vino che sembra fatto di paglia e al naso arriva con odori africani, dolciastri, insieme all'agro che forse viene dal suo sangue, dalla Sicilia e dalle sue arance.


Simon beve un altro sorso di latte, come ha imparato a fare ogni sera prima di andare a dormire. Lavora in campagna, sa che quella è una compagnia che non cerca mogli, figli o nipoti. Si è sposato con la terra e con le sue creature, le piante e gli animali, tanto tempo fa.

La mosca, quella nuvola scura in cielo, arriva al fondo del suo bicchiere. Ora pare un batuffolo di peli grigi, un ricciolo riflesso nel bicchiere vuoto. Si, quelle nuvole che mutano così rapide in cielo vogliono dire solo una cosa:

Sta arrivando l'acqua

Il vento pare ascoltarlo ancora, si invola e tira su altre nuvole grigiastre, le risucchia da dietro le colline, che con queste ombre sembrano proiettare l'ombra di un enorme cervello sulla piana. Una lenta eclissi di nuvole prende forma e dall'erba si alza odore di tempesta. Tra Simon e il cielo adesso c'è uno spazio scuro, che si disegna rapido ogni istante che passa.


"Questo vino saprà di tempesta."

Parla ancora a mezza voce e le foglie di vite gli rispondono con i loro palmi, come a salutarlo; come a dargli ragione. I rami gli tremano sotto le dita, mentre passando li accarezza. Non ha paura dell'acqua, le radici hanno imparato a bere quanto basta e lasciar andare il resto. Così come Simon ha imparato ad amare questa terra dura come cemento, che farebbe bestemmiare anche un monaco.

Quando il vento affiora da sotto il tappeto della tempesta e cammina sulle punte dell'erba, questa terra diventa vibrante e sensuale. sensual.

Ora è tempo di rientrare in casa. Simon rovescia il bicchiere, le ultime gocce sono per la terra, con la quale ha imparato a condividere tutto. Apre la porta di casa, accende una lampadina dalla luce giallognola e la richiude. Gli animali sono al sicuro, mentre il vecchio cane Sancho sonnecchia nella sua cuccia.

Là fuori, lascia che sia il vento a vedersela con tutta quell'acqua. Lui prende un bicchiere, ci versa due dita di latte e lo annusa senza aprire gli occhi. Chissà cosa penserebbe la gente, se sapesse che lui il suo vino non lo ha mai assaggiato. Di tutto quel rumore fuori dalle finestre, gli importa solo del profumo, dell'aroma che il suo vino imparerà da tutta quell'acqua.


"Si, questo vino saprà di tempesta."


Sussurra ancora, lasciando andare indietro la testa e godendosi finalmente la voce della pioggia, che inizia a tamburellare alle finestre.

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Questo articolo è parte del progetto Vinoè ed è stato scritto da Daniele Frau, ispirato da Davide Masili. Segui Vinoè sui nostri canali Instagram eFacebook!

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