Il corpo e l’anima

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La fotografia della salute

Come può dunque un uomo così robusto, la fotografia della salute, la quintessenza del potere, morire così? Andarsene senza neanche dare la minima avvisaglia? Il tempo decide di fermarsi nell’esistenza umana scegliendo i dettagli con tutta calma, senza mai interessarsi di spiegarli ai comuni mortali – o immortali.

L’immortalità

Un’anima in sé non è altro che un’essenza  immortale, uno spirito senza tempo. Se sparisce in un determinato luogo è per divenire qualcos’altro in un altro tempo e luogo. Magari in un tavolo imbandito di niente, ma un niente pronto a propagarsi in migliaia di altri niente come cerchi concentrici che si restringono anziché espandersi sulla superficie. Si spingono verso il centro dello stagno dell’immortalità, scavando un piccolo buco d’aria in cui respirare e tornare a condensarsi.

La vita

Il fondo dello stagno, immoto e pacifico, non si accorge neanche di questa piccola rivoluzione superficiale chiamata vita. Come una goccia d’olio impara presto che dovrà galleggiare nell’acqua per trovare il suo spazio, così l’umanità si ritrova quel mistero chiamato anima tra le mani e prova senza riuscirci a diventarne parte, a smontarla e ricomporla chiudendosi all’interno. A galleggiarci dentro.

Gli anima-li

A differenza di tutti gli animali, gli umani non conoscono davvero le loro anime. Possono usarle come un bimbo che gioca con una scatolina luminosa. Affascinati, ma non in grado di coglierne l’essenza, troppo in basso forse per capire. Gli animali, colmi di quell’anima che è anche ciò che li giustifica nel mondo, sono essi stessi anime. Puri, nel loro essere nel mondo senza usarlo, nel loro essere mortali senza ambire ad essere nient’altro. Dunque tra chi studia le anime per comprenderle e chi si specchia nella propria anima perduta, in fondo, non c’è tanta differenza.

Animatologia

Chi studia le anime racconta di un pozzo, da qualche parte in una foresta che prima era un deserto o un deserto che prima era una montagna, in cui precipitano tutti gli animali dopo il loro passaggio nel mondo. Infatti, è un fatto che nessuno sia mai stato capace di estrarre l’anima da un animale. Sarebbe come chiedere ad un morto di darci la morte.

Anima viva

Si può degradare, imprigionare, far soffrire e uccidere un animale quanto si vuole, ma quell’anima pura rimarrà pelle, carne e non si sforzerà di essere usata come fosse una lampada da campeggio. Per lungo tempo questo è stato il motivo per il quale la scienza delle anime ha ritenuto gli animali inferiori, privi d’anima.

Il corpo, l’anima

In un qualche modo è vero, così come dire che una porzione di mondo non sia il mondo in sé. Anche in questo caso, una sola porzione di quest’anima rappresenta il tassello di un puzzle complesso, perfino pericoloso. L’animale, un occhio che osserva sé stesso senza bisogno di alcuno specchio. Eppure l’idea del pozzo delle anime è un mistero mai risolto, un nuovo paradiso per nuovi credenti. Tra questi credenti non troviamo di sicuro quel corpo morto adagiato su un tavolo di metallo in un obitorio.

Il trucco della morte

In una stanza così bianca, su un tavolo così anonimo, si direbbe un signore anziano. Faccia quadrata, capelli bianchi tirati all’indietro, guance rotonde e occhi scuri bordati di nero. L’ultimo particolare è la morte ad averlo aggiunto, il suo make up aggiunge anche un non so che di ocra alle tonalità della pelle. Lo sguardo di S. è perso in un nulla di cerchi concentrici, così preso da non notare l’ombra che gli si avvicina dai i passi cadenzati e rumorosi tipici dei tacchi da donna e sposta l’aria con il suo camice bianco. Le scarpe martellano il pavimento per poi arrestarsi, rosse di un rosso vinaccia, ai piedi del letto.

Umani

Schiarirsi la voce per ottenere l’attenzione sembra essere prassi, tra gli umani di queste parti. Però, quando un umano rimane incantato a guardare un punto imprecisato, ecco allora schiarirsi la voce anche due, tre volte risulta una buona idea. Ed ecco finalmente al terzo

Ahem

quegli occhi opachi sembrano farsi sempre più nitidi, focalizzandosi a poco a poco sulla realtà.

Sono la Dottoressa M. Mi prenderò cura di suo padre e l’assisterò con la procedura di estrazione dell’anima. Agli atti, posso confermare Lei sig. S. come legittimo e unico possessore dell’anima medesima?

Ecco, le parole escono tutte insieme, come parte di una recita senza fine. E’ la pantomima della burocrazia, fatta di ruoli, di domande e risposte già scritte, nonché di un freddo rispetto per la morte mascherato da una regolare procedura. Ah quanto amano gli umani le procedure! Quasi quanto S. non ama sprecare parole e gesti non strettamente necessari, da buon venditore qual è. Perché mai perdere tempo a scegliere accuratamente le parole fuori dall’orario di lavoro?

Si, sono io

Dice una voce ai margini della realtà, ancora immersa in un diario mentale senza righe. Una pagina bianca colma di messaggi, pensieri non espressi che procedono in ogni direzione senza una logica.

Le offro le mie più sincere condoglianze. Quando desidera possiamo avviare la procedura di estrazione. Solitamente non mi occupo di esseri ancora dotati di anima, ma data la circostanza mi è stato richiesto di fare un’eccezione

Non faccia nessuna eccezione, signorina

Signora

La voce cade ancora fuori dai margini, piatta. Una riga orizzontale che diventa un piccolo arco e cade fuori da un bicchiere. Eccoci arrivati alla realtà.

Signora. La prego di lasciare la stanza e di lasciarmi lavorare

Ma il questore…

Signora

Vorrei ci fosse de Saussure

E stavolta la medesima parola origina un significato completamente diverso non solo dalla parola in sé, ma anche dall’uso precedentemente fatto dalla signora in questione. È come passare delle unghie su una lavagna, si potrebbe dire. Un alt, uno stop all’incrocio, non minaccioso come un punto esclamativo, ma nemmeno amichevole come delle strisce pedonali.

Fuori, nel mondo

La porta sbatte tirando con sé le scarpe rosse e il camice bianco, lasciando i due uomini uno di fronte all’altro. Ironia della sorte, il defunto ha in sé più anima del vivo. L’acqua torna una riga orizzontale, riempie ancora una volta di pensieri piatti e senza onde una mente annebbiata.   

Fuori, dal mondo

Papà, questa morte non ha senso. Che motivo hanno avuto tutti i tuoi sacrifici, se alla fine tu stesso non sei riuscito a ritrovare la tua anima? Quanto spreco di tempo, di energie, quanti fraintendimenti inutili. Così insensata questa vita da dover finire con me ai tuoi piedi, a dover riprendere il mio stesso regalo di Natale. La tua anima.

Mentre le parole rimangono imprigionate dentro la mente di S., i guanti scuri coprono le mani, aprono la valigetta ed estraggono gli attrezzi del mestiere.

– il dispositivo

– Pinze per mantenere le mani aperte

– cartone lucido nero per calcolare il colore

– fascicolo di documenti da firmare

— E la prossima settimana… Trovalo! —

Leggi il primo capitolo!

La storia avrà pubblicazione a cadenza settimanale. Tutti i diritti sulla storia sono riservati da a Flyingstories.org e nella persona di Daniele Frau.

Tutte le grafiche sono eseguite a mano e in stili misti dall’artista Gabriele Manca, DMQ productions, che detiene i diritti sulle opere.

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