Fine

Tempo di elezioni

Ragazze avvenenti sfilano in intimo, coperte per il resto solo da cartelloni pubblicitari. Nei quadrati appesi al collo, facce tonde di futuri aspiranti statisti.

Alla fine

Alla fine tutto continua come da copione. La festa dell’Indipendenza concede il tempo alle famiglie di perdere un po’ tempo in chiacchiere vuote davanti a rettangoli luminosi. Questi ultimi, consci del loro ruolo centrale nel formare un’opinione pubblica senza opinioni, lanciano notizie di questo tenore:

La pioggia di alieni continua. Il Governo adotta misure straordinarie per fronteggiare la crisi.

Marito ammazza moglie nella periferia, poi la taglia a pezzi e li seppellisce in giro per la città. “Pensavo fosse un’aliena”, sembra abbia detto agli inquirenti.

L’Onorevole Svanzoni si dimette, in seguito alla bocciatura della sua mozione di minoranza:

<<Ho chiesto solamente di lasciarli cadere a terra interi. Ho pensato di dare loro almeno una possibilità di salvarsi>>, sembra abbia dichiarato questo nuovo nemico della Patria.

Non si è fatta attendere la risposta del nostro Capo Popolo:

<<Capisco la frustrazione dell’Onorevole ex Ministro per le Infrastrutture e il Quieto Vivere. Bisogna però ricordare che l’aspetto ludico è importante. Le persone, il popolo, soffre già per il coprifuoco. È giusto che ci sia un momento di svago. Secondo le regole, certo. Noi siamo sempre per le regole. Per questo motivo ho chiesto i pieni poteri, per poter dare alla gente ciò di cui ha bisogno.>>

A partire da oggi, grazie alla mozione Babu, sarà legale giustiziare un alieno per le strade durante le festività. Chi dovesse sparare fuori dagli orari e dai giorni consentiti, sarà soggetto ad un’ammenda pecuniaria. A seguire una breve guida su come riconoscere gli alieni.

Il Popolo

Il popolo, però, prima di armarsi e andare a caccia dell’alieno, si svaga ripetendo le notizie sentite a casa, nei bar. Le informazioni cambiano un po’, come nel famoso gioco del telefono, così da generare discussioni accese, divisioni che possono solo agevolare il Governo.

Il Capo Popolo

Il Capo Popolo, sicuro della vittoria alle imminenti elezioni, siede rilassato sulla sua poltrona nera. Davanti a sé, sulla scrivania, il mezzo busto di un tiranno morto da decenni.

C’è un motivo per il quale ha lasciato il suo gatto decidere le sorti di quegli alieni. Lo stesso motivo per il quale non è là fuori a festeggiare e sparare come tutti gli altri. Tra le braccia tiene stretto tutto ciò che ha un senso per lui. Una piccola nota musicale, un principio di vita che è in grado solo di urlare, dormire e mangiare.

La piccola V

L’unica creatura con cui sa di poter parlare, l’unica in grado di capirlo davvero, facendo bollicine allegre con la bocca. Russa un po’, ma in quel modo buffo che sembra essere appannaggio solamente dei bambini. E sorride. Un sorriso senza denti che sposta come fosse vento i sorrisi sulle altre facce attorno. Un vento positivo, naturale.

Un uomo buono

Come far comprendere agli elettori buoi e al Partito che il suo animo è buono? Se potesse, accompagnerebbe le vecchiette da una parte all’altra della strada. Questo è il tipo di persona che è. Un imbecille, ma in fondo per nulla cattivo.

Si è semplicemente ritrovato tanto potere nelle mani, troppo in fretta. Quando si ha tanto potere, si devono prendere decisioni. Servono risposte chiare, sicure. Lui non si fa pregare, sa di essere un capo e gioca sempre fino in fondo. Ah, dove sono i suoi nemici ora? Ridono sotto qualche metro di terra e di cemento, ecco cosa fanno!

<<Pling- plong?>>

La porta, improvvisamente, chiede attenzione. Oggi è il giorno dell’Indipendenza, che cosa vorranno mai? Che vada a rispondere la servitù, alla fin fine è là per quello.

<<Pling- plong!>>

Stavolta la porta sembra chiamare in modo più deciso, senza esitazione. Non è una domanda, sembra sia più una risposta. Oh, ma che sciocco! Oggi la servitù ha avuto tre ore di riposo per andare a festeggiare con le famiglie. C’è la caccia all’alieno per le strade.

Si dimentica sempre di essere così magnanimo.

<<Pling- Plong?! Pling- Plong!?>>

<<Ma insomma!!>>

Sbotta il Capo Popolo, indispettito. Di questo passo potrebbero svegliare la piccola Vittoria, questi incivili. Si alza, deponendo lentamente il corpicino addormentato della bambina. La culla, rosa e bianca, inizia a cullarla lentamente. La “V” disegnata sulla testa della culla sembra essere un orologio rotto.

<<Pling- plong!>>

E il Capo dimentica il suo lato romantico.

<<Pling- Plong!>>

“Li ammazzo!” Pensa mentre scende le scale.

<<Pling- Plong!>>

“Oh, li squarto vivi, li squarto!” Pensa ancora, mentre finalmente, con la bava alla bocca, gira la maniglia.

<<Per Diana e Benito, ma chi è?>>

E davanti a lui,

<<Ehi, e tu chi sei?>>

Finale_The end
Finale_The end

La figura di una signora anziana, vestita di stracci e fango lo guarda atterrita. Sembra avere cento anni, sporca sulle braccia di quello che sembra essere sangue rappreso. Non suo, comunque, non sembra ferita. Occhi grandi, resi ancora più grandi dalla faccia ossuta, lo guardano come una visione.

<<Tu, tu, tu sei… sei, sei, sei un’aliena!>>

Un uomo così grande e grosso, spaventato da uno scheletro umano, impaurito.

Uno scheletro umano

La donna vorrebbe parlare, ma tutte le parole che vorrebbe pronunciare le sono state portate via. Ha perso la parola qualche tempo prima, insieme ad una costola incrinata che non le permette di respirare per bene. È stata scelta per essere là in quel momento, per essere davanti a quell’uomo, al Capo Popolo. Ne ha passate tante per ritrovarsi finalmente là, finalmente di fronte a quell’uomo per dirgli che…

<<Blam!>>

Un colpo solo, che fa fischiare le orecchie e chiude gli occhi del Capo. Uno sparo solo basta per fare della testa della vecchia una nuvola di coriandoli rossi. Spariscono gli occhi, sparisce la paura, sparisce la faccia intera sporca di terra. Diventa un corpo ossuto, la testa una macchia per terra. Una macchia come un’altra, che verrà pulita dalla servitù tra qualche ora.

<<Capo, state bene?>>

Una ragazzina di dodici anni, con il suo fucile ancora fumante in mano, lo guarda curiosa.

<<S- si, grazie. Non so cosa volesse da me.>>

<<Posso avere un autografo?>>

<<C- certo. Come hai fatto a riconoscere che era un’aliena?>>

<<Ho visto il programma “come riconoscere un alieno” su Tu Tubi, sono un’esperta.>>

<<Oh, certo, bravissima. Come ti chiami?>>

<<Ananke.>>

<<Ananke, che nome curioso. Sei stata proprio bravissima. Dove desideri l’autografo?>>

<<Posso averlo sul corpo? Lo carico qui sulla carriola, i miei amici moriranno d’invidia.>>

<<Certo, certo, ci mancherebbe. Te lo sei più che meritato. E buona festa dell’Indipendenza!>>

Da vicino è diverso

La ragazzina guarda il Capo. Non l’aveva mai visto così da vicino, sempre e solo su qualche balcone o nei rettangoli colorati. Le sembra di guardarlo per la prima volta e si rende conto di quanto sia molliccio e sudato. Trema ancora di paura mentre si pulisce il volto dal sangue. Non lo ammetterà mai, ma prova un po’ pena per lui. Tutto quel potere e ha paura della prima vecchia che gli si para davanti.

<<Aspetta. Stava provando a prendere qualcosa dalla tasca. Cos’è? Non vorrei che fosse un’arma.>>

La ragazzina fruga nel corpo ossuto della vecchia, con aria disgustata. I rettangoli hanno detto che gli alieni portano malattie mortali.

Una lettera

<<È una lettera, signor Capo.>>

<<Bene, dammela pure e vai a giocare con il tuo cadavere. Buona Indipendenza!>>

La porta inizia a chiudersi lentamente sulla scena grottesca della ragazzina, intenta a caricare sulla carriola il corpicino senza testa dell’anziana.

Lo sguardo del Capo sembra perdere lucidità, mentre legge la lettera che gli trema tra le mani. Che scherzo è mai questo?

Poi intuisce qualcosa e allora non c’è tempo per le domande, solo per il terrore.

Lascia la porta aperta e corre.
Corre con la pancia che gli trema.

Corre come mai prima in vita sua.

I piedi sono già sulle scale, superano gli ultimi gradini, si lanciano nella stanza, urtano il busto del tiranno che cade in mille pezzi a terra. Nella stanza una finestra aperta e orme di fango sul pavimento.

Davanti a lui, una culla vuota

E il mondo è un incubo.

E il mondo è distante.

E il mondo è il futuro.

Forse pensava di essere padrone del tempo. Ma quello fa ciò che più desidera, senza interpellare gli uomini.

Mentre cade a terra, urla. Disperazione, rabbia, confusione. Come se cadesse dalle nuvole. Come un alieno, alla fine.

Su una montagna di dolore e fango.

Troppo tardi, pensa mentre i suoi pensieri si dissolvono.

<<Ci avete rubato il futuro!>>

Un grido, una voce dietro di lui.

Si gira per vedere un alieno, sporco di sangue e terra. D’istinto impugna la sua pistola preferita da dentro il cassetto, Walkiria. Non l’ha mai usata e non sa come si spara, ma sa che Walkiria lo aiuterà. Victoria è tra le mani di quell’alieno. Non piange.

Perché non piange?

L’alieno deve morire.

L’alieno deve soffrire.

L’alieno verrà squartato.

Invece, l’alieno parla la sua lingua.

<<Sparami, sparami quanto vuoi, ma non potrai cambiare la tua sorte. Tu hai rubato il nostro futuro, noi abbiamo rubato il tuo. Ti abbiamo anche dato un’occasione, ma l’hai sprecata.>>

L’alieno deve morire.

L’alieno deve soffrire.

Improvvisamente, il Capo si sente un alieno. Punta la mano tremante e la pistola alla tempia e preme il grilletto.

<<Blam!>>

In un secondo, in un solo proiettile, una fontana in tinta di rosso. La stanza diventa più vivace, con questo effetto aerografo. A terra resta il corpo del Capo Popolo, il cervello misto ai cocci della statua e al sangue. L’alieno non sa che fare, non si aspettava una reazione del genere.

<<Click.>>

Dalla porta, un rumore di qualcuno che toglie la sicura ad un’arma.

L’alieno si gira, per trovarsi davanti una ragazzina di dodici anni, che lo osserva.

<<Quella vecchia è sparita, nessuno mi crederà. Tu sei un alieno, vero?>>

Non attende la risposta, sa come riconoscere un alieno.

<<Blam!>>

Ora per terra stanno due corpi, mentre uno molto piccolo giace nella culla. Irriconoscibile, una macchia rossa al posto di quel sorriso senza colpa. Presente e futuro legati dal medesimo destino.

Nella mano sinistra del Capo Popolo sta una lettera, scritta in una grafia tremolante.

“Non uccidermi, ti prego.

Salvami.

La tua V.”

E la lettera sparisce, mentre la ragazzina trascina per le scale il suo trofeo.

<<Ritorna al futuro.>>

Borbotta tra sé e sé.

Fine

Ti guardi intorno con aria perduta? Guarda qui di cosa si tratta.

Ti manca solo l’ultimo pezzo pubblicato? Leggi qui.

Questa storia è un racconto originale scritto da Daniele Frau, cui sono riservati i diritti di riproduzione. I disegni sono ad opera di Gabriele Manca (DMQ productions) e tutti i diritti correlati sono di sua proprietà.

Read in English, click here!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *